Il respiro del tempo - Die Mauer arte contemporanea

“Il respiro del tempo” Installazione sonore nel Chiostro del Duomo di Prato. Presentazione del presidente dell'Opera del Duomo: Claudio Cerretelli.

Ringrazio la Galleria Die Mauer, nelle persone di Meri Marini, Carlo Chiavacci e Piergiorgio Fornello, che ha donato l’opera, la ditta Vannucci piante di Pistoia che ha fornito e messo a dimora le piante, e naturalmente l’artista Giacomo Bonciolini, che ha realizzato l'opera.

L’idea di questa installazione era nata da un primo suggerimento di Piergiorgio Fornello quando ancora ero direttore dei musei, ma si è concretizzata, completandosi, sotto la direzione di Veronica Bartoletti, attuale direttrice dei Musei Diocesani di Prato, che ringrazio per avermi coinvolto nell’incontro di oggi. Va quindi a lei e all’attuale staff del museo dell’Opera buona parte del merito della realizzazione.

Prima di provare a entrare insieme a voi nell’opera di Bonciolini facendoci coinvolgere, vorrei raccontarvi come questa sia in qualche modo nata da un’esigenza pratica, da quello che è sempre stato un mio desiderio fin da quando, nel 1990, mi sono occupato del museo, e come questa realizzazione ne abbia reso più preziosa la soluzione.

Nello splendido chiostrino romanico, lungo la parete nord della Cattedrale ai primi del Settecento era stato realizzato un corridoio di collegamento tra la sacrestia della cappella della Cintola e il transetto della Cattedrale, utilizzato principalmente in occasione delle ostensioni della Sacra Cintola in modo da non obbligare i sacerdoti ad attraversare la chiesa, in quei momenti gremita dai fedeli, per raggiungere la cappella.

Per valorizzare il chiostro, dopo il suo restauro a metà del Novecento, questo corridoio venne abbattuto negli anni Sessanta, ma per lasciare traccia della sua esistenza venne deciso di trattare le superfici delle pareti dove iniziava e terminava (verso il chiostro e verso la cappella) in modo differente dalla contigua muratura medievale. Fu così adottato un paramento a schizzato di calce o cemento che - secondo me ma non solo per me - turbava notevolmente l’armonia complessiva delle pareti medievali circostanti il chiostro.

Pensando di risolvere questa dissonanza fu attuato anni fa un primo tentativo – malriuscito anche perché fatto senza le necessarie cognizioni – di coprire queste pareti con un rampicante, presto seccato. Riparlando, tra le tante ipotesi e progetti, anche di questo problema, durante un incontro nel museo con Piergiorgio Fornello, fu lui a suggerire una soluzione di portata assai meno empirica e limitata, in linea anche con gli interventi già effettuati dagli anni Novanta nel chiostro con l’inserimento delle opere di Giuliano Giuman e Bob Morris.

Piergiorgio suggerì, appunto, un possibile intervento che aggiungesse valore alla pura soluzione “botanica” del problema, coinvolgendo in un’azione coordinata Giacomo Bonciolini, un artista sensibile e complesso, uno sperimentatore amante delle contaminazioni dei linguaggi e aperto alle sfide.

Bonciolini, nativo di Monsummano, fino dai primi anni del nuovo millennio si era accostato al gruppo TIMET, attivo soprattutto nelle sperimentazioni legate al suono e alla musica, collaborando con loro a Firenze per la realizzazione di installazioni elettroacustiche interattive con le specie botaniche ad Arcetri e presso la limonaia dell’Imperialino nella zona di Poggio Imperiale, dove nacque il “giardino sonoro”, moderno sviluppo del giardino barocco col coinvolgimento di tutti e cinque i sensi.

Tra i temi base della poetica di Bonciolini, da lui più volte affrontato, è il rapporto tra uomo e natura come punto di partenza per accostarsi al superiore rapporto tra umano e divino; a questo si collega la sua appassionata vocazione per la tecnologia e la musica, puntando così a un’apparente contraddizione: una “tecnologia lirica”, che trasformi in arte, in comunicazione, l’elettronica, la tecnologia, superandone l’aspetto puramente utilitario e scoprendone, appunto, la vocazione poetica in rapporto con la natura, come parti complementari di un’unica realtà.

Anche a Pistoia, in una sua personale del 2020 - Il Respiro del Tempo - nelle Sale affrescate del Comune, su piazza del Duomo, Giacomo Bonciolini presentava oggetti la cui funzione primaria era ormai decaduta, ed erano apparentemente privati dei loro significati – ricordo il busto di un angelo ligneo dorato o una statuetta tribale africana -, ma grazie a una loro rielaborazione con microprocessori e sintetizzatori coinvolgevano i visitatori producendo suoni all’avvicinarsi di questi e suggerendo spunti di meditazione.

Come ha scritto lo stesso artista, alla base delle sue installazioni c’è sempre una partecipata ricerca musicologica, un’attenzione all’alternarsi del suono con il Silenzio, che è parte essenziale, che dà valore al suono, traghettando verso la contemplazione. Di qui il suo accostamento ai Raga della musica classica indiana, basati sullo sviluppo delle scale musicali, ma anche alla musica colta d’avanguardia.

L’installazione quasi mimetizzata nel Museo dell’Opera del Duomo entra a far parte del clima contemplativo e riflessivo del chiostrino romanico. Uno spazio chiuso ma aperto, che praticamente consente di vedere solo il cielo, astraendosi da tutto quello che lo circonda (il chiostro potrebbe sorgere, come è, nel centro della città, o in un deserto). Su due rampicanti di gelsomino Bonciolini ha inserito delle piccole infiorescenze metalliche, volutamente tecnologiche (non c’è interesse per la pura imitazione del dato naturale, ma per un superamento, per un completamento di quello), che con lunghe pause di silenzio emettono suoni, musiche e frasi (recitate da Sara Cecchi) riprese da diverse tradizioni religiose, accomunate dalla ricerca dell’infinito e dell’equilibrio e che operano – o dovrebbero farlo – basandosi sulla tolleranza e sul rispetto reciproco.

Claudio Cerretelli 26/10/2024

“The Breath of Time” Sound installation in the Cloister of the Cathedral of Prato. October 26, 2024.

Presentation of the president of the Opera del Duomo: Claudio Cerretelli.

I would like to thank the Die Mauer Gallery, in the persons of Meri Marini, Carlo Chiavacci and Piergiorgio Fornello, who donated the work, the company Vannucci piante of Pistoia who supplied and planted the plants, and of course the artist Giacomo Bonciolini, who created the work.

The idea for this installation was born from an initial suggestion by Piergiorgio Fornello when I was still director of the museums, but it materialized, completing itself, under the direction of Veronica Bartoletti, current director of the Diocesan Museums of Prato, whom I thank for involving me in today's meeting. Therefore, much of the credit for the realization goes to her and the current staff of the Opera museum.

Before trying to enter Bonciolini's work with you by getting involved, I would like to tell you how this was somehow born from a practical need, from what has always been my desire since I took care of the museum in 1990, and how this realization made the solution more precious.

In the splendid Romanesque cloister, along the north wall of the Cathedral at the beginning of the eighteenth century a corridor was built to connect the sacristy of the chapel of the Cintola and the transept of the Cathedral, used mainly on the occasion of the exhibitions of the Sacred Cintola so as not to force the priests to cross the church, crowded with the faithful at that time, to reach the chapel. .

To enhance the cloister, after its restoration in the mid-twentieth century, this corridor was demolished in the sixties, but to leave traces of its existence it was decided to treat the surfaces of the walls where it began and ended (towards the cloister and towards the chapel) differently from the adjacent medieval masonry. Thus a lime or cement splashed facing was adopted which - in my opinion but not only in my opinion - significantly disturbed the overall harmony of the medieval walls surrounding the cloister.

Thinking of resolving this dissonance, a first attempt was made years ago - unsuccessful also because it was made without the necessary knowledge - to cover these walls with a climbing plant, which soon dried up. Speaking again, among the many hypotheses and projects, also of this problem, during a meeting in the museum with Piergiorgio Fornello, it was he who suggested a solution of a much less empirical and limited scope, also in line with the interventions already carried out since the nineties in the cloister with the insertion of the works of Giuliano Giuman and Bob Morris.

Piergiorgio suggested, in fact, a possible intervention that would add value to the pure "botanical" solution to the problem, involving in a coordinated action Giacomo Bonciolini, a sensitive and complex artist, an experimenter who loves the contamination of languages ​​and is open to challenges.

Bonciolini, a native of Monsummano, had been close to the TIMET group since the early years of the new millennium, active above all in experiments related to sound and music, collaborating with them in Florence for the creation of interactive electroacoustic installations with botanical species in Arcetri and at the Imperialino lemon house in the Poggio Imperiale area, where the “sound garden” was born, a modern development of the baroque garden involving all five senses.

Among the basic themes of Bonciolini's poetics, which he has addressed several times, is the relationship between man and nature as a starting point for approaching the superior relationship between human and divine; his passionate vocation for technology and music is connected to this, thus aiming at an apparent contradiction: a “lyrical technology”, which transforms electronics, technology into art, into communication, overcoming its purely utilitarian aspect and discovering, precisely, its poetic vocation in relation to nature, as complementary parts of a single reality.

Also in Pistoia, in his solo exhibition of 2020 - Il Respiro del Tempo - in the frescoed rooms of the Municipality, on Piazza del Duomo, Giacomo Bonciolini presented objects whose primary function had by now decayed, and were apparently deprived of their meanings - I remember the bust of a gilded wooden angel or an African tribal statuette -, but thanks to their reworking with microprocessors and synthesizers they involved visitors by producing sounds when they approached them and suggesting ideas for meditation.

As the artist himself wrote, his installations are always based on a participatory musicological research, an attention to the alternation of sound with Silence, which is an essential part, which gives value to sound, ferrying towards contemplation. Hence his approach to the Raga of Indian classical music, based on the development of musical scales, but also to avant-garde classical music.

The installation, almost camouflaged in the Museo dell’Opera del Duomo, becomes part of the contemplative and reflective climate of the Romanesque cloister. A closed but open space, which practically allows you to see only the sky, abstracting from everything that surrounds it (the cloister could be located, as it is, in the center of the city, or in a desert). On two jasmine creepers Bonciolini has inserted small metallic inflorescences, deliberately technological (there is no interest in the pure imitation of the natural data, but in overcoming, in completing it), which with long pauses of silence emit sounds, music and phrases (recited by Sara Cecchi) taken from different religious traditions, united by the search for the infinite and balance and which operate – or should do so – based on tolerance and mutual respect.

Claudio Cerretelli 26/10/2024